Usa facebook per definire la privacy on line?
Posted: Ottobre 19th, 2008 | Author: alieno | Filed under: note a margine | 6 Comments »Non ricordo in quale simpatica schermata di presentazione di Facebook (Trad. Faccialibro) appariva il testo che riporto anche nella foto: "Usa Facebook per… definire la tua privacy online".
Inutile nascondere che uso Faccialibro ma non ho mai nemmeno lontamente pensato che avvesse a che fare con la mia privacy
se non nell’accezione negativa di "Violazione della…" insita in
qualche minuscola clausa di contratto che non mi son peritato di
leggere, come temo, il 99% degli utenti.
Vale la pena ripartire da una definizione di privacy, di cui stralcio
"Il riconoscimento del diritto alla privacy dell’individuo si pone
dunque quale indiscutibile strumento per la salvaguardia della sua
libera e piena autodeterminazione."
come dare in pasto i propri dati, preferenze, gusti, link e reti di amicizie possa essere assimilato anche lontamente ad un uso "positivo" del termine privacy mi sfugge, ma le vie del marketing mi sono oscure!
Il dato di fatto è che Faccialibro, in italia ha avuto un incremento del +961%(ansa), si avvia a contendere lo scetro di MySpace (Trad. Spaziomio) come il più "denso" tra i social network senza che ad oggi si siano levate voci di sdegno, critiche o somplicemente dubbi sullo strumento come invece è successo in passato, si accettano luminose riflessioni in merito…
In confronto ai social natwork che hanno come base il banale clicca (a scopo di profilazione) gli strumenti come il blog, anche i più inutili come questo, spiccano per il tentativo di contribuire all’espansione della reta piuttosto che alla sua banale commercializzazione conto terzi, quarti o quinti…
Le «piazze virtuali» devono rendere le informazioni dei propri utenti inaccessibili ai motori di ricerca, a meno che sia l’utente a dare il consenso alla diffusione dei dati. L’hanno stabilito i 78 garanti della privacy europei, riuniti a Strasburgo nella 30esima conferenza mondiale delle autorità di protezione dei dati. «Proteggere la privacy in un mondo senza confini» è il titolo della conferenza che si conclude venerdì a Strasburgo con la ratifica delle linee guida del Consiglio d’Europa.
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=80039
Zuckerberg, il fondatore di Facebook, sarebbe in trattativa con alcuni servizi di streaming e community music – tra i quali ci sarebbero Rhapsody.com, iMeem.com, iLike.com e Lala.com – per realizzare con loro un accordo di vendita in outsourcing. I dirigenti di Facebook sarebbero anche stati impegnati in incontri con i manager delle principali case discografiche, per discutere della strategia del piano.
http://www.nypost.com/…ds_of_the_band_134022.htm
Thiel is a member of TheVanguard.Org, an internet-based neoconservative pressure group that was set up to attack MoveOn.org, a liberal pressure group that works on the web.
http://www.guardian.co.uk/…/2008/jan/14/facebook
Mi sono iscritto a Facebook solo qualche settimana fa e ogni giorno provo la tentazione di fare un unsubscribe. Ma non sono le motivazioni di mcsilvan a convincermi del fatto che quel posto non mi piace, anche se come sempre mcsilvan coglie questioni importanti e fondate. Sono piuttosto le motivazioni cui accenna Paolo:
” i social networks come Facebook sono progettati precisamente per incoraggiare la produzione perpetua di pseudocontenuti (pubblica la tua opinione, rispondi, commenta, tagga) nell’obbiettivo di “attivare” anche il più pigro e antitecnologico degli utenti. L’utenza si espande e la fruizione, diciamo così, “attiva” o “partecipativa” delle informazioni diventa di massa. “
Produzione di pseudocontenuti, finzione partecipativa, illusione di comunità e soprattutto illusione di essere ascoltato da qualcuno. Proprio così. Però io aggiungerei un’altra considerazione, perché la critica principale al social networking viene dal punto di vista della vita quotidiana.
Su Il Corriere della sera di qualche giorni fa qualcuno ha scritto un pezzo sul tema:
“Facebook è per gli sfigati.”
Beh, le considerazioni del giornalista non erano proprio intelligentissime (si va in facebook per trovare una vecchia fidanzata, per ritrovare i compagni di scuola, si nasconde di avere un marito o una moglie chissà che non riesco a cuccare…) però a dir la verità mi sembra che la questione sta proprio qui (fuochino, fuochino…).
Mi pare che il social networking funziona essenzialmente in due direzioni:
la creazione di una falsa sfera pubblica, in cui credi di contare qualcosa e invece non conti proprio un cazzo, anzi più passi il tempo a dire la tua opinione liberissimamente lì dentro tanto meno la tua opinione cambia qualcosa.
E in secondo luogo la sostituzione della vicinanza dei corpi con una forma di corteggiamento gelido e inconcludente destinato alla rincorsa infinita di un piacere dell’altro che si dissolve.
Per il momento però non mi disiscrivo da Facebook. Infatti ho appena potuto insultare a distanza ravvicinata quattro esponenti del Partito democratico che stavano lì su su Facebook con la loro bella faccia da culo a rammaricarsi ed esprimere la loro solidarietà con i dipendenti di un giornale (Il DOMANI) di cui è proprietaria la Lega Coop. Un giornale che la Lega Coop ha finanziato qualche anno fa per favorire l’elezione di Cofferati, e che adesso, quando Cofferati è affogato nella merda, non serve più per cui buona notte al secchio.
I lavoratori del giornale, costretti ad accettare il ricatto, ora sono sul lastrico, e questi quattro pezzi di merda gli esprimevano la loro solidarietà. Io mi aggiravo nelle circostanze e li ho trattati come vanno trattati i colannini.
Per il momento rimango qui, perderò una mezz’oretta al giorno tra le cazzate, ma chissà…
Credo valga la pena portare per intero il passaggio di Paolo – Molleindustria.
“L’unica cosa da notare è che i social networks come Facebook sono progettati precisamente per incoraggiare la produzione perpetua di pseudocontenuti (pubblica la tua opinione, rispondi, commenta, tagga) nell’obbiettivo di “attivare” anche il più pigro e antitecnologico degli utenti. L’utenza si espande e la fruizione, diciamo così, “attiva” o “partecipativa” delle informazioni diventa di massa.
Insomma succede che anche i giovani cripto-berlusconiani, i qualunquisti, la vecchia maggioranza silenziosa inizia a produrre qualche sconnesso enunciato nel frastagliato spazio pubblico del social network. E non mi sorprende che in questo passaggio gli enunciati ricordino quelli del monologo televisivo destroide.
Più che una “cultura convergente del centrodestra” vedo, nel contesto dell’iperconnesso web 2.0, un indebolimento del fenomeno dell’echo chamber. Da tempo internet ha smesso di essere un covo di anarchici e freaks e presto l’utenza attiva smetterà di essere dominata da persone istruite, informatizzate e vagamente progressiste. Penso ci farà bene sentire l’opinione di chi l’opinione se l’è formata guardando la tivvù. Ma soprattutto farà bene a questi nuovi utenti la scoperta di un ambiente più dialettico in cui ci si scontra, si argomenta e contro-argomenta in continuazione. “
Ottimo articolo con valide ragioni per non fare la pecora e aggiungersi al gregge degli utenti di Facebook. Grazie a Pinna.
Un link ad hatebook: an anti-social utility that disconnects you from the things YOU HATE
:)