Twitter, Facebook ed ilfattoquotidiano.it
Posted: Luglio 22nd, 2011 | Author: alieno | Filed under: Ex post | Tags: Facebook, fatto quotidiano, Gomez, Padellaro, Twitter, web 2.0 | 3 Comments »Oggi che ilfattoquotidiano.it vede i suoi articoli bloccati su Facebook forse è venuto il momento di raccontare come invece con twitter gli sia andata in maniera diversa.
I protagonisti di questa storia, che ammetto non son riuscito a sintetizzare, sono Twitter, il fatto quotidiano ed una persona che chiameremo netizen dato che preferisce restare nell’anonimato.
Netizen, che s’appassiona di internet e delle sue molteplici possibilità, smanettando su Twitter vede che una nascente iniziativa editoriale non ha una sua presenza sulla piattaforma dei 140 caratteri ma si limita al direttore Antonio Padellaro con il suo account @antefatto ed alcuni giornalisti più o meno di grido ma nulla che pubblichi gli articoli del sito web.
In un momento di tempo libero, verso la metà del 2009, decide di aprire un profilo non ufficiale e di collegarlo ad un sistema che, grazie ai feed, pubblica in modo automatico titolo e link delle notizie del sito in questione su l’account Twitter @fattoquotidiano (ebbene sì era libero!)
Grazie a questo sistema l’account vive di vita propria e dopo la traduzione in italiano della piattaforma vede crescere il numero delle persone che lo seguono con un andamento di diverse decine al giorno in modo costante ed inesorabile.
Fin qui nulla di eccezionale od innovativo, cercando su Twitter ci sono diversi casi di canali/utenti non ufficiali sopratutto di media tradizionali, per esempio Ansa, poi ci sono anche casi di fonti non ufficiali che funzionano meglio di quelle ufficiali, per esempio vedetevi corrierefi paragonandolo a quello di corrierefirenze.
Quindi dicevamo che non c’è nulla di eccezionale, c’è una “domanda” che non trova risposta e quindi qualche volenteroso crea un “offerta”, il tutto accade nella maggior parte dei casi senza secondi fini se non quello di offrire un servizio alla comunità di cui si fa parte proprio nella logia della costruzione sociale di internet.
Verso la fine del 2010 il colpo di scena! Senza nessuna comunicazione ufficiale da parte di Twitter l’account in questione viene tolto al “legittimo” proprietario per essere passato nelle mani della redazione del sito web che nel mentre ha cambiato forma, veste ed ha anche un diverso approccio ai socialnetwork.
Un operazioni “chiavi in mano” in cui viene preso un account, follower compresi, viene sostituita la gerenza ed addirittura anche i contenuti; il tutto senza nessuna comunicazione ufficiale da parte di Twitter come ripete ed attesta netizen.
Netizen, rattristato per l’accaduto, ammette che inizialmente non si era accorto del passaggio, funzionando in automatico non c’era modo, tanto meno della sostituzione dei contenuti; infatti i tweet generati con il feed sono stati sostiuiti con quelli dell’account @antefatto che ora risulta di un fantomatico “operatore uno” mentre il direttore Padellaro ora utilizza @padellaronews.
Personalmente mi ero accorto che il sistema non era più gestito in modo automatico ma che c’era un operatore umano ma dellla sostituzione totale dei contenuti ci siamo accorti insieme con netizen solo mentre cercavamo di ricostruire l’accaduto.
A soccorre la nostra memoria c’è stato un sito internet che, per ora, non ha dimenticato che Padellaro e @antefatto coincidevano ed anzi erano una delle fonti tweet più seguite.
Visto quello che succede oggi con gli articoli del Fatto bloccati su Facebook mi viene ironicamente da pensare che: chi di prepotenza agisce prima o poi di prepotenza subisce ma più seriamente c’è da riflettere su altri due aspetti.
Gli “insindacabili” giudizi dei social network commerciali e la potenziale manipolazione della memoria “collettiva” basata su di essi.
I grandi aggregatori di contenuti siano essi Twitter, Facebook, Google od altri, che anche se percepiti come spazi equivalenti alla “libera internet” sono tutt’altro che liberi ed anzi rispondo a logiche non del tutto lineari: possono aprire, chiudere od oscurare momentaneamente in modo appunto insindacabile e soggettivo salvo poi cambiare opinione.
Nel momento in cui i contenuti sono fisicamente sulla piattaforma in loro possesso posso però anche manipolarli ed in questo il caso del presente racconto sembra essere una inquietante “novità”.
Cambiare i contenuti significa cambiare il passato che su un oggetto sociale è agire su un pezzo di memoria che è appunto anche collettiva.
In questi giorni ricorre il 10° del G8 di Genova, tra le molte analisi ci sono anche quelle che parlano di come sarebbe stato oggi con i socialnetwork non mi spingo nella disamina ma sottolineo che la memoria di quei giorni raccontata su Indymedia e su quelli che sono stati i siti di Supporto Legale ed altri non è fonte di dubbi mentre sulla narrazione riportata 10 anni dopo da un socialnetwork commerciale di dubbi potrebbero essercene e come!
Dubbi dovuti alle molte possibili contingenze come quelle che portano alle ricostruzioni fatte in questi giorni da repubblica.it che all’epoca disse e scrisse cose di tutt’altro tono.
Su quanto siano fondamentali spazi di comunicazione orizzontali ed autogesti, non solo digitali, sui motori di ricerca e su come la memoria sia di vitale importanza oggi non spreco altri bit spero di aver, ancora una volta, instillato il dubbio e la curiosità.
Mi pare giusto ricordare, stralciandolo dal post qui sopra, che repubblica.it tratto i fatti del Global Forum di Napoli 2001 in modo ancora più indecoroso, governava il centro sinistra, mentre a dieci anni di distanza li ha direttamente lasciati nel dimenticatoio.
Però l’account era nominato @fattoquotidiano e distribuiva i contenuti del giornale on line.
Mi sembra corretto che sia gestito dalla redazione, non credi?
Per rispondere lettore @fattoquotidiano che probabilmente era uno dei circa 25k follower al mommento dello switch che non è stato avvertito del fatto che era cambiata la fonte delle lore notizie.
Nella bio dell’account @fattoquotidiano era specificato in modo evidente che non era ufficiale con la dizione “rubrica non ufficiale”.