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Niente social media per la palestina

Posted: Aprile 30th, 2011 | Author: | Filed under: note a margine | Tags: , , , | Commenti disabilitati su Niente social media per la palestina

In queste settimane si fa un gran parlare di come il web 2.0 ed i  siti come Facebook, Twitter, etc… siano motore delle rivoluzioni nord africane e medio orientali.

Ho sentito anche interpretazioni “tecnocratiche” che facevano coincidere il campo “fisico” con quello “telefonico” ovvero zone rivoluzionarie con le coperture delle reti 3g, come se esistesse una categoria sociale di “internauti” quasi scissa dal corpo vivo e ribelle delle società in questione.

L’uso “disinvolto” di questi strumenti comporta dei rischi non indifferenti per questi rimando ad ottimo un articolo tradotto da infoaut.

L’argomento di questo post allarga la riflessione anche al ruolo tutt’altro che neutrale della grandi corporation e nello specifico è solo un altra piccola storia ignobile che riguarda Facebook.

Alcune settimane fa infatti il colosso degli amici facili ha chiuso una pagina dal titolo ‘Third Palestinian Intifada’ che come si intuisce invocava e convocava la terza intifada palestinese dopo la preghiera del Venerdì del prossimo 15 maggio 2011.

La motivazione ufficiale: la pagina inneggiava all’odio, alla rivolta contro Israele e gli ebrei… come se le pagine dei gruppi Tunisini, Egiziani, Giordani, Siriani etc… fossero piene di inni alla non violenza e dai toni rispettsi rispetto ai governati più o meno democraticamente eletti!

Ho già scritto altrove di come FB gestisca i contenuti in modo arbitrario legittimato dalla accettazione del contratto d’uso, la cosa su cui mi sono soffermato è l’impermeabilità degli utenti alle mobilitazioni che chiedo di uscire dal giogo di FB come forma di protesta pratica e tangibile.

La notizia passata in Italia praticamente sotto silenzio si trova su diversi quotidiani per esempio haaretz ma anche il NY Times, la cosa ha portato ad una mobilitazione internazionale, di cui si trova traccia su adbuster, i cui risultati mi sfuggono.

Le note a margine rischiano di diventare un mantra, la rete va usata in modo consapevole, i social network sono di proprietà di soggetti a cui del tutto legalmente cediamo contenuti e diritti di censura e rimozione ed in fine: è sempre più facile un click di indignazione che una azione pratica e tangibile, come chiudere il proprio account e tornare a fare attivismo nella vita reale e/o su spazi liberati dalle dinamiche del mercato.


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